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Rischi degli amministratori aziendali: a cosa serve la polizza D&O

Indice Articolo

Gli amministratori e i dirigenti aziendali svolgono un ruolo cruciale nella gestione e nella guida delle imprese. Sono responsabili delle decisioni strategiche, della supervisione delle operazioni e della creazione di valore per l’azienda in tutte le sue parti. Si possono ritrovare a dover fronteggiare una crisi d’impresa di diversa entità. Proprio questa posizione li espone a rischi significativi che possono minacciare il loro patrimonio personale, fino ad arrivare alle responsabilità penali.

Conoscere questi rischi è essenziale per coloro che ricoprono ruoli di leadership nelle imprese, così da poter prendere decisioni consapevoli e proteggere i propri interessi sin dal principio.

In questo contesto si sente parlare di Polizza D&O, uno strumento di tutela assicurativa e finanziaria che offre una rete di sicurezza ad hoc per chi ricopre ruoli dirigenziali in un’impresa. Una polizza ancora poco diffusa in Italia e che può essere davvero efficace… ma andrebbe definito attraverso un’analisi in quali casi e in che misura è necessaria.

Ebbene, per comprendere meglio come funziona e perché è importante stipularne una è utile partire dalle basi: quali sono le responsabilità degli amministratori e dei dirigenti aziendali, e quali sono le implicazioni che derivano dal loro operato?

In questo articolo esploreremo brevemente i rischi patrimoniali e legali che potrebbero dover affrontare, inclusi gli obblighi di risarcimento dei danni finanziari provocati o le possibili azioni legali da parte di azionisti o di altri stakeholders.

Infine, analizzeremo l’utilità della polizza D&O come strumento di protezione finanziaria, grazie anche ai servizi offerti, come ad esempio l’assistenza legale.

Responsabilità e rischi degli amministratori e dirigenti aziendali

Il Consiglio di Amministrazione e i Dirigenti hanno il compito di agire nell’interesse sociale salvaguardando gli interessi degli azionisti, dei dipendenti e delle altre parti interessate, in linea con le leggi e le normative vigenti. Senza tralasciare il fattore “emotivo”, umano, che li espone a grandi responsabilità e a scelte difficili.

L’amministratore o il consiglio di amministrazione non possono evitare la responsabilità penale affermando di agire su autorizzazione di altri organi.

Se l’esercizio dei poteri comporta la commissione di un reato, gli amministratori possono essere accusati, anche insieme ad altri soggetti come sindaci o revisori. In molti casi deve dimostrare di aver fatto tutte le necessarie valutazioni per capire eventuali rischi che avrebbero potuto provocare perdite in azienda o danni a terzi – vedi il concetto di risk management.

Il sistema vigente sulla responsabilità dei soggetti preposti alla gestione, controllo e amministrazione delle imprese è a tratti incerto, poiché le norme si prestano a diverse interpretazioni, e risulta influenzato da una giurisprudenza in continua evoluzione.

In generale viene considerato “atto illecito” un comportamento attivo od omissivo dovuto ad imprudenza, imperizia o negligenza, in violazione di obblighi e/o doveri stabiliti, in relazione all’esercizio delle proprie funzioni.

Esistono alcuni illeciti penalmente rilevanti che sono “propri” della carica da amministratore, riassumibili con:

  • reati societari, disciplinati dagli art. 2621 e seguenti del c.c.
  • reati fallimentari, previsti dagli art. 216 e seguenti del R.D. n. 267/42
  • reati previsti in materia di sicurezza sul lavoro
    reati tributari, di cui al D.Lgs. n. 74/00
  • Altri illeciti connessi all’attività, come reati ambientali, bancari, finanziari, e così via.

Oltre a chi riveste formalmente l’incarico di amministratore, è importante considerare anche la posizione di coloro che, anche senza una nomina ufficiale, svolgono effettivamente le relative funzioni. Parliamo degli “amministratori di fatto” e dei “soggetti di fatto”, che possono essere considerati responsabili di condotte penalmente rilevanti e dunque punibili – per evitare importanti vuoti di tutela.

A oggi la diligenza e il rispetto delle norme, richiesti alle figure manageriali in azienda, sono valutati dalla magistratura in modo sempre più rigido. Questi sono solo alcuni esempi che possono coinvolgerle:

  • Violazione della normativa sulla protezione dei dati personali, che include controversie legate all’errato trattamento dei dati personali – vedi ultime evoluzioni del GDPR
  • Mancata vigilanza su atti di infedeltà commessi da un dipendente
  • Gestione errata di controversie legali, come licenziamenti illegittimi o demansionamenti
  • Mancata verifica di casi di mobbing subiti dai dipendenti
  • Sanzioni assegnate all’azienda per errori nel rispetto degli obblighi fiscali, contributivi o relativi alla sicurezza
  • Richiesta di risarcimento da parte della Corte dei Conti per responsabilità amministrativa e/o amministrativo-contabile, nel caso di società partecipata da enti pubblici
  • Contenziosi legati al rischio di inquinamento ambientale.

Rischi patrimoniali per i dirigenti d’impresa

Come anticipato, gli amministratori e i dirigenti aziendali possono essere esposti a rischi finanziari significativi. Ad esempio, nel caso in cui venga dimostrato che abbiano violato i loro doveri fiduciari, potrebbero essere ritenuti personalmente responsabili per le perdite subite dall’azienda o dai suoi azionisti.

Questo potrebbe includere l’obbligo di risarcire il danno finanziario causato o di restituire compensi o benefici ottenuti in maniera indebita.

Inoltre potrebbero essere soggetti a azioni legali da parte degli azionisti o di altre parti interessate che cercano un risarcimento.

Rischi penali per i dirigenti d’impresa

Gli stessi possono incorrere in responsabilità penali in caso di comportamento illecito o criminoso. Ad esempio, se risultano coinvolti in attività fraudolente, corruzione, riciclaggio di denaro o violazioni delle leggi sulla concorrenza, potrebbero essere soggetti a indagini penali e a processi legali. In questi casi le conseguenze possono includere multe, danni irreparabili alla reputazione personale e professionale, fino ad arrivare alle pene detentive.

Peraltro, per l’affermazione della responsabilità penale non è necessario che l’amministratore sia tale in virtù di un’investitura formale degli organi sociali. Infatti, ai fini dell’imputazione di una fattispecie di reato è sufficiente che l’amministratore abbia svolto effettivamente attività di amministrazione del patrimonio sociale e che l’esercizio della sua attività sia dipeso dal consenso riconducibile a un qualsiasi organo o soggetto capace di formare concretamente la volontà sociale.

Gli esempi sono davvero tanti, ma solo per citarne uno dei più recenti: l’ex amministratore delegato di Audi, Rupert Stadler, è stato condannato a 21 mesi con sospensione condizionale dal Tribunale di Monaco di Baviera con l’accusa di frode e negligenza in riferimento allo scandalo Dieselgate. Come riportato dalle testate giornalistiche l’ex AD è stato ritenuto colpevole di non aver ritirato dal mercato le autovetture diesel Audi, anche dopo che la casa madre aveva, nel 2015, ammesso che milioni dei suoi veicoli possedevano un software progettato per mascherare l’eccesso di emissioni.

Stadler ha deciso di ammettere le sue responsabilità davanti ai giudici in cambio della sospensione della pena detentiva e della riduzione della sanzione pecuniaria a 1,1 milioni di euro, soldi che andranno a organizzazioni non governative e allo stato.

E, ritornando in Italia, come non riportare uno dei casi di morti sul lavoro più controverso degli ultimi anni, quello che coinvolse lo stabilimento di Torino della ThyssenKrupp.

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 ebbe luogo un terribile incendio che interessò la linea denominata APL5, dedicata alle fasi di ricottura e decapaggio di enormi rotoli di acciaio, nel quale persero la vita sette operai.

Dalle primissime indagini emerse un complessivo degrado dell’impianto e la parziale inefficienza degli strumenti di spegnimento, nonché la mancata manutenzione delle attrezzature e l’assenza di misure di sicurezza adeguate.

Dopo anni di indagini e processi la Corte Suprema ha confermato le pene precedentemente inflitte dalla Corte d’Assise di Appello di Torino, condannando a vario titolo gli imputati – tra AD, Direttori, Responsabili di Area e la società, in qualità di persona giuridica – per i delitti di omicidio colposo plurimo, incendio colposo e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

Polizza D&O per amministratori aziendali: a che serve e cosa copre

Si conta che oltre il 26% delle aziende ha denunciato un sinistro D&O negli ultimi 3 anni.

Una copertura assicurativa di Responsabilità Civile dedicata alla “Directors & Officers Liability” tutela il patrimonio personale di Presidente e Vice-Presidente, manager, amministratori, sindaci e membri del Consiglio di Sorveglianza in caso di richiesta di risarcimento danni di varia natura.

Potremmo definirla come responsabilità da “inadempimento” e si configura nella violazione di un obbligo, nella realizzazione di un danno o nella presenza di un nesso di causalità fra violazione e danno.

La polizza D&O interviene in caso sia imputata non solo la responsabilità aziendale, ma anche quella personale ed economica dell’amministratore. Copre dai danni al patrimonio personale dei manager stessi, nonché da eventuali ricadute sul business e sulla reputazione aziendale. Garantisce, inoltre, la copertura dei costi di difesa legale, delle spese di presenza a indagini, e persino dei danni di immagine.

Nello specifico una polizza D&O può intervenire su:

  • Spese sostenute per l’intervento di un servizio esterno di gestione della crisi con l’autorità di vigilanza
  • Spese, diritti e onorari legali sostenuti per indagini, perizie, transazioni, difese ed appelli connessi a Sinistri
  • Spese legali sostenute per l’ottenimento della revoca di un provvedimento giudiziale (emesso durante il periodo di efficacia della polizza)
  • Spese per la partecipazione a un’investigazione
  • Spese per mitigare un danno alla reputazione (ad esempio per lo studio e la realizzazione di una campagna pubblicitaria che ha come obiettivo il ripristino dell’immagine eventualmente danneggiata)
  • Spese per cauzioni civili e penali

Sono tutelati anche i membri dell’Organismo speciale di Vigilanza (D.Lgs. 231/01), il Responsabile della sicurezza (D.Lgs. 81/08), il Responsabile del trattamento dei dati personali (D.Lgs. 196/03), il Data Protection Ocer (Reg Europeo UE /2016 /796), i membri dell’Internal Audit, il Risk Manager e l’Amministratore occulto. Viene inoltre tutelato ogni dipendente della Società che eserciti funzioni manageriali o di supervisione o rivesta una Carica Direttiva esterna.

Questo tipo di copertura viene stipulata dall’azienda ed è deducibile fiscalmente.

Elementi da considerare nella scelta di una polizza D&O

Come spiegato, questo tipo di polizza rappresenta uno strumento prezioso per proteggere gli amministratori, sindaci e dirigenti aziendali, nonché l’azienda stessa, da rischi finanziari e legali derivanti dalle loro responsabilità nell’esercizio delle proprie funzioni.

Per scegliere correttamente una copertura D&O è importante valutare le specifiche esigenze e i rischi aziendali, nonché le dimensioni dell’impresa e l’industria di appartenenza.

Bisogna poi considerare i limiti di copertura offerti dalla polizza e le franchigie. Questo perché i premi delle polizze D&O possono variare a seconda dei rischi specifici dell’azienda, perciò è importante cercare un equilibrio tra la copertura adeguata e il costo sostenibile.

Rivolgendosi a un consulente esperto è possibile valutare e ottenere una serie di estensioni della polizza D&O a casistiche solitamente escluse dagli standard di mercato.

Per una tutela efficace ci vuole una visione più ampia: scopri la Diagnosi dei Rischi Aziendali

In questo articolo abbiamo esaminato le responsabilità degli amministratori e dei dirigenti aziendali, evidenziando come le loro azioni e scelte possano incidere sul patrimonio personale.

Una polizza D&O tutela tanto l’assicurato quanto l’azienda, fornendo una certa tranquillità a entrambe le parti.

Per poter ottenere una tutela che sia adeguata e che sia davvero utile nel momento del bisogno è però necessario sapere quali sono i rischi che potrebbero danneggiare l’impresa, anche in modo irreversibile.

La polizza infatti copre i danni provocati, l’analisi dei rischi tende a ridurli o eliminare i potenziali danni a terzi.

Sapere dove iniziano e dove finiscono le responsabilità di un titolare d’impresa, e qual è il “massimo danno sopportabile” che non manderebbe in fumo ogni progetto.

Per questo noi di Assit abbiamo sviluppato un metodo di consulenza completo e specifico per le aziende di qualsiasi dimensione e fatturato. Lo potremmo definire un percorso di consapevolezza imprenditoriale che prescinde dalle coperture assicurative ed è estremamente utile per chi fa impresa e vorrebbe avere una visione complessiva delle aree di allerta e delle strategie da adottare per mantenere la propria azienda in buona salute.

Richiedi la tua Diagnosi dei Rischi Aziendali anche a distanza, così da:

  • Conoscere l’esatta esposizione a tutti i rischi a grave impatto della tua azienda;
  • Confrontare come stai gestendo questi rischi rispetto a ciò che dovresti fare;
  • Avere una guida chiara per gestirli correttamente nel tempo.

Puoi fissare subito un appuntamento compilando questo form oppure scrivendo ad aziende@assit.it

 

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