Nel panorama legislativo italiano una notizia di grande rilievo ha illuminato il dibattito pubblico: il Senato ha approvato una legge finalizzata a tutelare gli ex pazienti oncologici.
La diagnosi di un tumore è un evento che può cambiare radicalmente la vita di una persona e dei suoi famigliari. Ma cosa accade una volta superata questa battaglia? Fino a poco tempo fa il percorso di guarigione non segnava solo la fine della lotta contro la malattia, ma spesso si trasformava in una nuova battaglia per i diritti e la dignità della persona.
Tuttavia, grazie alla recente approvazione della legge sull’Oblio Oncologico, una nuova luce di speranza si è accesa per le tante persone che hanno vinto la loro battaglia.
Il 5 dicembre 2023 infatti il Senato ha dato via libera al testo finalizzato a garantire agli ex pazienti oncologici il diritto all’oblio dei dati medici una volta concluso il trattamento.
La normativa include disposizioni specifiche per garantire che le informazioni mediche sensibili siano trattate con la massima riservatezza e non siano oggetto di abusi o violazioni della privacy. Inoltre stabilisce criteri chiari e trasparenti per la cancellazione e l’archiviazione dei dati medici una volta che il paziente è considerato guarito.
Perché si parla di oblio oncologico
Oggi in Italia si stima che, a cinque anni dalla diagnosi oncologica, 3 persone su 5 siano definitivamente guarite.
Fino a oggi era comune per loro, a causa della malattia pregressa, vedersi rigettata una richiesta di mutuo o di prestito, la stipula di un’assicurazione (o potevano accedervi solo a condizioni peggiori e discriminanti), la possibilità di partecipare a un concorso pubblico, o a una domanda di adozione.
Una soluzione che potrebbe aiutare a risolvere il problema è quello del “diritto all’oblio oncologico” e cioè il diritto secondo il quale le persone guarite da un tumore possono scegliere, in determinate circostanze, di non fornire informazioni sulla loro malattia pregressa, così da continuare a vivere senza essere costantemente vincolati al loro passato clinico.
Cosa implica l’oblio oncologico dal punto di vista assicurativo
La nuova legge incide sia sul contenuto dei contratti, sia sull’attività di intermediazione.
“Chi ha avuto il tumore ed è guarito da tot anni, volendo stipulare una polizza non può essere costretto ad accettare condizioni diverse e peggiori rispetto a quelle che gli sarebbero state offerte se avesse sempre goduto di buona salute” – Fonte Assinews.it
Questo implica che, a differenza di quanto avveniva in passato, non sarà più necessario richiedere informazioni sullo stato di salute dei soggetti interessati da precedenti patologie oncologiche.
Tale Legge stabilisce, infatti, che in sede di stipula o rinnovo dei contratti di assicurazione non è ammesso richiedere informazioni all’assicurando/assicurato riguardanti patologie oncologiche pregresse il cui trattamento attivo si sia concluso con la guarigione del medesimo.
Sempre secondo la Legge si considera guarita da una patologia oncologica la persona che, alla data della richiesta di informazioni sul suo stato di salute, ha concluso da più di 10 anni il trattamento attivo, senza episodi di recidiva. Tale periodo è ridotto a 5 anni se la patologia è insorta prima del ventunesimo anno di età.
Le banche, le compagnie assicurative e gli intermediari del credito saranno tenuti a cancellare entro 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale ogni informazione riguardante le patologie oncologiche dei propri clienti.
Il Ministero della Salute avrà poi la facoltà di stabilire dei termini diversi da 10 anni per specifici tipi di tumori.
Conclusione
Questo passo significativo è stato accolto con entusiasmo da chi ha combattuto e continua a combattere contro la malattia, rappresentando un importante progresso nell’ambito della privacy e della dignità dei pazienti.
“Il valore di questa legge va oltre quello puramente amministrativo” sottolinea Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) e ricercatore sostenuto da AIRC. “Se è vero che noi oncologi riusciamo a guarire dal cancro un numero sempre più elevato di pazienti, è anche vero che permangono delle difficoltà che in qualche in modo non consentono a queste persone di percepirsi come veramente e definitivamente guarite. Tra questi elementi c’era sicuramente il sentirsi obbligati a raccontare di avere avuto molti anni prima un cancro e di essere guariti. Questo poteva generare anche un danno economico: per esempio i premi assicurativi potevano diventare più alti o una banca poteva decidere di negare un mutuo o un finanziamento. Il danno, quindi, non era solo economico, ma soprattutto psicologico. Di fatto venivano considerati ancora attuali una storia e un vissuto di malattia che dal punto di vista clinico erano ormai superati. Un’ingiustizia e al tempo stesso un elemento che in qualche modo vanificava almeno in parte il buon lavoro fatto in ambito clinico. Grazie a questa legge, per cui c’è stato un forte impegno di AIOM e di Fondazione AIOM, queste discriminazioni saranno superate” conclude Perrone.
E grazie a questo cambiamento normativo anche noi, da assicuratori, potremo essere ancora più vicini e di aiuto a chi ha bisogno di maggiori tutele.
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