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Passaggio generazionale in azienda: come gestirlo nella sua complessità

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Sapevi che l’Italia è uno dei paesi con maggiore tendenza a optare per il passaggio generazionale nelle aziende familiari?

Un ricambio generazionale mal eseguito potrebbe portare però la tua azienda alla rovina.

Il passaggio di generazione è un processo molto complesso e articolato, in cui sono tuttavia coinvolte più di 35.000 aziende famigliari italiane ogni anno. Per questo motivo, è sempre più impellente la necessità di comprendere come gestire al meglio l’intero processo così da assicurare alla propria azienda un futuro sereno.

Nonostante il passaggio generazionale sia un processo articolato, una corretta analisi dei rischi e una pianificazione precisa possono aiutarci a “traghettare” la nostra azienda verso un ricambio generazionale senza pericoli. Vediamo come in questo articolo. 

Mantenere il principio di continuità aziendale: è possibile?

Ogni generazione porta con sé un insieme di conoscenze e capacità che derivano da molti fattori, come l’età, le diverse esperienze di vita e accademiche, ma anche il carattere e la personalità del soggetto.

Il rischio è che, al posto di sfruttare il valore aggiunto proposto dalla seconda generazione, la prima generazione vi si opponga: quante volte in famiglia capita di scontrarsi perché padre e figlio percepiscono la stessa situazione in maniera differente?

Se queste due visioni si scontrano nella gestione aziendale, diventa un problema che genera conflitti familiari e che influisce sugli equilibri all’interno dell’azienda. Un’idea nuova viene quindi erroneamente percepita dal fondatore come l’intenzione di “stravolgere” gli equilibri dell’azienda, tanto da spingerlo a renderne difficile l’ingresso in azienda.

Pianificare adeguatamente il passaggio di generazione dal punto di vista burocratico, fiscale e legislativo

Specialmente quando il/la founder ha figli avuti da matrimoni differenti, diventa fondamentale decidere in anticipo a chi affidare l’azienda, ma allo stesso tempo è importante che il passaggio generazionale sia pianificato correttamente da un punto di vista burocratico.

L’imprevisto è difficile da gestire, per cui definire questo processo in fase di compilazione di testamento eviterà di portare a cause legali e conflitti all’interno della famiglia.

Gestire però la parte “pratica” del passaggio generazionale richiede conoscenze approfondite in campo finanziario e legislativo e, qualora dovessero mancare, il rischio è proprio quello di commettere errori difficili da riparare.

… E se il capo è ancora presente nell’azienda?

Ci si potrebbe trovare in una situazione in cui il fondatore lascia le redini al figlio, ma, rimanendo all’interno dell’azienda, continua ad essere troppo presente: i fornitori si rivolgono ancora a lui e i dipendenti sono divisi tra la prima e la seconda generazione.

Questo porta a una gestione scorretta dell’azienda e a perdite anche economiche.

Spesso è necessario l’appoggio di un mediatore, che possa aiutare la seconda generazione a prendere il controllo totale dell’azienda, e la prima generazione a fare un passo indietro, lasciando spazio all’erede.

Tanti fattori da considerare nel passaggio generazionale

Sono molti i fattori che possono agevolare, oppure ostacolare, il passaggio generazionale e che vanno quindi tenuti in considerazione.

Spesso non si tiene conto del fatto che fondatore ed erede non sono gli unici soggetti coinvolti: i collaboratori stretti dell’imprenditore sono l’ago della bilancia, che può indicare il successo (o il fallimento) di questa operazione.

Nel passaggio è fondamentale mantenere l’equilibrio con coloro che hanno preso parte alla crescita dell’azienda e condiviso con il manager successi e fallimenti. Se questo aspetto non viene preso in considerazione, il rischio è che si sentano “traditi” e decidano di andarsene, lasciando l’impresa improvvisamente senza i suoi muri portanti.

Allo stesso modo, capire quando fare il “passaggio di testimone” è molto importante. Purtroppo l’imprenditore medio vive ogni giorno all’interno dell’azienda e non sempre ha una visione d’insieme oggettiva: il risultato è che non è in grado di capire quando iniziare il passaggio generazionale, che comunque richiede diversi anni per essere completato.

La pianificazione è quindi un passaggio fondamentale per mantenere l’impresa in vita anche con la prossima generazione. Spesso i dirigenti sono così presi dai propri compiti da non avere il tempo per istruire il loro successore, tanto che, alla loro morte, l’azienda si trova in mano a persone inesperte e mai abbastanza preparate.

Ma anche un imprenditore che ha, ad esempio, più di un figlio avuto da diverse relazioni e si ritrova nella condizione di sceglierne solo uno come suo successore sentirà la necessità di pianificare alla perfezione tutto il processo, compresa la compilazione del testamento, per garantire un futuro sereno alla propria azienda.

La sfida del passaggio generazionale: il caso Esselunga e l’importanza della pianificazione

Mantenere l’equilibrio tra valori aziendali e valori della famiglia è sicuramente l’aspetto più importante per l’imprenditore.

Purtroppo molte aziende fanno l’errore di mettere le dinamiche familiari interne al primo posto, a discapito della competitività aziendale, senza capire che un’azienda forte è segno di una famiglia ancora più forte.

Ecco perché, prima di un cambio generazionale, la seconda generazione deve essere ben formata e preparata sotto diversi punti di vista, così che sia in grado non solo di mantenere l’azienda all’interno del mercato, comprendendo la complessità del sistema in cui è inserita, ma possa anche portare innovazione nell’impresa, rendendola appetibile per i giovani talenti.

Sono molti, purtroppo, i casi di imprenditori che hanno faticato a lasciare le redini della propria azienda sino all’ultimo, per cui alla loro morte hanno lasciato l’impresa senza una guida abbastanza preparata a gestirla.

Nel caso in cui la seconda generazione dovesse essere poco adatta a gestire l’azienda, oppure i conflitti familiari siano troppo forti, gestire il processo di ricambio generazionale, magari con un testamento compilato nel modo corretto diventa ancora più importante.

Basti pensare al caso di Bernardo Caprotti, il fondatore di Esselunga, un forte esempio di quanto la pianificazione sia fondamentale per garantire il futuro della propria azienda.

Tra l’imprenditore e i due figli naturali, Giuseppe e Violetta, non correvano buoni rapporti, tanto che il fondatore di Esselunga decise non solo di tenere in mano le redini del gruppo fino agli 88 anni, ma nel 2011 decise di revocare il contratto fiduciario che dava ai figli la proprietà delle azioni della società.

Questo aprì un contenzioso giudiziario, concluso con la vittoria del fondatore, ma l’imprenditore sapeva che i giochi non si sarebbero conclusi così facilmente: cosa sarebbe successo alla sua morte?

Decise di pianificare il futuro dell’azienda dopo la sua morte in modo attento e preciso, senza lasciare nulla al caso.

All’apertura del testamento rimane iconica la sua affermazione conclusiva:

“Famiglia non ci sarà, ma almeno non ci saranno lotte o saranno inutili. Le aziende non saranno dilaniate.”

Caprotti lascia il 70% di Esselunga e il 55% degli immobili alla seconda moglie Giuliana Albera e la figlia Marina, mentre il resto viene diviso tra i due figli, Giuseppe e Violetta, dando loro la minoranza azionaria e la segretaria che ha ricevuto una somma importante in eredità.

Cosa sarebbe successo se Caprotti non avesse saputo prevedere la situazione, se non avesse guardato al futuro con lungimiranza, progettando il passaggio attraverso il testamento e avesse lasciato andare tutto al caso?

La tua azienda ha i numeri per sopravvivere al passaggio di generazione?

Alcuni studi hanno dimostrato che in Italia, solamente il 30% delle aziende familiari sopravvive con la seconda generazione, percentuale che si dimezza nel passaggio alla terza (il 12%), per diventare un misero 3%, quando opera oltre la quarta generazione.

Per questo motivo, negli ultimi 11 anni l’età media dei imprenditori è aumentata, passando dai 53 anni nel 2007, fino ai 60 anni nel 2018, mentre ora il 30% dei leader di aziende familiari supera i 70 anni.

Alla luce di tutte le difficoltà, insite nei rapporti presenti all’interno delle aziende familiari, è più che normale per gli imprenditori il fatto di essere restii a lasciare il comando, con il rischio di vederla cadere in rovina dopo averci versato lacrime e sangue.

Per un passaggio senza rischi serve una strategia efficace

Tutta questa trattazione non punta a indicare che bisogna evitare un passaggio generazionale, ma vuole piuttosto evidenziare la necessità di renderlo il più “snello” e agevole possibile.

Per farlo è fondamentale una conoscenza approfondita dell’azienda da parte di un team di professionisti esterni, in grado di valutare in maniera oggettiva i rischi legati a questa procedura, e che possano consentire un passaggio generazionale d’impresa che mantenga intatti i valori aziendali.

Sono molti gli imprenditori italiani che, per paura di perdere l’essenza della propria azienda con un passaggio di generazione fatto male, preferiscono tenere in mano le redini finché possono e poi, quando non sono più in grado di gestirla, si trovano a dover trovare soluzioni dell’ultimo minuto, lasciando l’azienda al proprio erede, che si ritrova all’improvviso a dover gestire l’azienda senza un minimo di preparazione o pianificazione.

Per questo motivo il supporto di un consulente qualificato è fondamentale, in quanto è in grado di fare un’analisi oggettiva dei rischi e di comprendere le preoccupazioni dell’imprenditore, aiutandolo a gestire questo passaggio con la corretta pianificazione e mediando per lui nelle situazioni più complesse, in cui la famiglia è coinvolta.

Grazie alla collaborazione con Kleros srl, società specializzata in consulenza patrimoniale, e al suo team multidisciplinare di professionisti, possiamo approfondire e studiare interventi specifici, anche nei casi più complessi. 

Quando è necessario richiedere una consulenza professionale per la propria impresa?

La gestione di un’azienda familiare è molto complessa, non solo perché richiede spiccate capacità manageriali, ma anche perché coinvolge i propri familiari, per cui un fallimento dell’azienda vorrebbe dire trovarsi in grande difficoltà coinvolgendo anche i propri cari.

La vita è purtroppo piena di imprevisti, non sappiamo cosa potrà accadere e non ci possiamo permettere il lusso di sperare per il meglio. Più il tempo passa maggiori sono i rischi, inoltre quello necessario per risolvere eventuali imprevisti diminuisce a vista d’occhio.

Ecco perché il momento per prendere contatto con un consulente non è domani, o settimana prossima, ma è ora.

Come fare per correre ai ripari e comprendere i rischi reali in cui potrebbe trovarsi la tua azienda?

Per avere un quadro preciso dei rischi in cui la tua azienda (e quindi la tua famiglia) potrebbe dover affrontare, ti consigliamo di cliccare sul link che troverai alla fine dell’articolo e fissare senza impegno un appuntamento nella modalità che preferisci.

Potrai parlare direttamente con un nostro consulente che ti assisterà nella fase preliminare per accompagnarti nel migliore dei modi in un percorso così delicato, così da poterti godere i prossimi anni nel massimo della tranquillità.

Verranno analizzati la tua azienda, i rischi di un’operazione del genere e i benefici, e poi insieme pianificheremo una strategia efficace che garantisca un domani più sereno a te e alla tua famiglia.

Il nostro “Report dei rischi aziendali” ti consentirà di comprendere come riprogettare la piramide della sicurezza economica aziendale, per mettere in cassaforte il presente e il futuro della tua impresa.

Hai un’impresa – di qualunque dimensione – e vuoi effettuare un passaggio generazionale senza complicazioni?

Parliamone insieme, compila questo form per fissare subito un appuntamento.

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